Este arte no debe ocultarse bajo palabras oscuras, pero tampoco
debe ilustrarse tan claramente que a todos resulte comprensible.
[...] los necios no comprendáran nada de él.

giovedì 10 febbraio 2011

La Fenice

Tecnica: acquatinta a pastello
Dimensione: 200x200 mm
Stampa: carta Magnani, 380x400 mm



È sicuramente l’animale simbolico più antico, il suo mito sembra essersi originato parallelamente in tutte le culture : in Cina, in Egitto, nella tradizione greco-romana e nel sufismo con inquietanti similitudini fra i racconti.

Ciò dimostra che la facoltà di simbolizzare è una caratteristica umana, squisitamente atavica, che in qualche modo prescinde i luoghi e le relazioni culturali, originandosi nelle sfere del pensiero cognitivo.

Il suo simbolismo è noto alla maggioranza: rappresenta la resurrezione, l’eterno ritorno, il ciclo della vita. Incarna il dio che crea e rinnova periodicamente il cosmo e il tempo.

Il sole, la presenza di un albero aromatico, il fuoco e la rinascita sono gli elementi ricorrenti che hanno contribuito alla formazione della sua leggenda classica già abbozzata ad Eliopoli verso la metà del primo millennio, ma approfondita ed ordinata da Erodoto e Ovidio fino ad arrivare alla versione nel Vangelo:

“Esiste in India un uccello detto Fenice, ogni cinquecento anni va verso gli alberi del Libano per riempire le sue ali di aromi e si annuncia con un segno al sacerdote di Eliopoli. Lì giunto sale sull’altare dove spontaneamente divampa un fuoco che lo consuma. Non ha discendenza poiché è esso stesso la sua discendenza: fra le sue ceneri resta un verme che in tre giorni si tramuta nell’esemplare adulto, che subito spicca il volo per ricomparire dopo cinquecento anni.”

“Possiede un becco lunghissimo provvisto come il flauto di numerosi fori. Da ogni foro del suo becco sgorga una diversa melodia tra le cui note si cela un arcano.” 

(Farid ab-din Attar)

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